Simona Marani Dove vai? Somewhere con la fotografia che ispira i viaggi più belli Ogni scatto del fotografo francese ci porta dove ci possiamo vestire di sole anche di notte, il nero non spaventa e sentirsi soli non aiuta a perdersi ma a ritrovarsi. Dove vado? Da qualche parte, tra la fine della strada e la curva dell’orizzonte, il mistero delle luci e l’evidenza delle ombre. Da nessuna parte e ovunque, incurante del tempo e dello spazio, il caldo dell'estate e le mete delle vacanze. Vestita di sole anche di notte, in ascolto del respiro febbrile di vita che sa strappare poesia a qualunque cosa e tutte le storie possibili che mi racconta questa ragazza a piedi nudi, con i sandali e il destino in mano, come tutti i protagonisti dei vagabondaggi fotografici di Stéphane Mahé, trasformati in progetto, avventura editoriale ed espositiva. Somewhere, con il dialogo dell’inconscio accolto tra le 76 pagine a colori del libro pubblicato da Les Editions de Juillet e negli spazi espositivi de La chambre claire Galerie, lungo la costa bretone di Douarnenez, dove la mostra estesa al 19 settembre 2020 e le note calde d’istanti strappati al tessuto emotivo del quotidiano, ispirano i viaggi più belli. Liberandosi della folla corsa del presente senza futuro e delle effimere coordinate spazio-temporale del razionale, Somewhere precipita nelle pieghe della realtà e nella profondità dei neri che non spaventano. Morbidi come certi tessuti e ricordi recuperati. Neri scompigliati da particolari inaspettati e chiome rosse, note cromatiche di forme e voci lontane, forse solo dimenticate, come certe sensazioni e il silenzio che riempie il vuoto di potenzialità. Il fotografo autodidatta francese, forte di quindici anni di esplorazione panoramiche a 360˚del paesaggio che ha dato i natali anche a Christian Dior e cambia come le maree di Saint-Malo, si avventura nella dimensione più personale della fotografia e del chiaroscuro, con una gestione dello spazio che sfiora la metafisica di De Chirico e personaggi che sembrano emergere dagli enigmi dipinti da René Magritte o le conversazioni solitarie di Edward Hopper. Finzioni piene di storie, forse anche di verità, affini alle evanescenze dei pittorialisti ottocenteschi e la suspense del cinema. Perfette per un viaggio nella terra di mezzo della nostra immaginazione e l’intrigante bellezza delle consuetudini offerte in modo diverso, allo sguardo provato dal paesaggio quotidiano, l’improvvisa perdita di punti di riferimento e l’inerzia di questo periodo d’insolita distanza da tutto e tutti. Un passeggiata da qualche parte per non dimenticare il piacere di farlo senza guardarsi le spalle, per ritrovare quello che abbiamo perduto, tra i vicoli delle città e in fondo al tunnel della vita, volgendo uno sguardo al mare e a tutto quello che non ci annega. Un sollievo per lo sguardo sconcertato dalla realtà, una carezza, calda e sottile come la linea di sabbia attraversata da un uomo in cappotto, travolgente come le pieghe di una veste e della notte, che divorano le coordinate di storie e geografie, con la piacevole sensazione di sentirsi soli ma mai persi. Una cura alla melanconia che turba il contemporaneo, ristabilita da una prospettiva che elude il superfluo e ne scardina i luoghi comuni sedimentati nelle pieghe dell’immaginario. Nel porto bretone di Douarnenez dove approda la mostra fino a settembre e nelle pagine di un libro. Il secondo pubblicato da Editions de Juillet, dopo la ricerca di contrasti in bianco e nero di Terminus Saint-Malo, con lo scrittore di romanzi, fumetti e musica Arnaud Le Gouëfflec, ad accompagnare ancora una volta lo sguardo nel vagabondaggio di territori sconosciuti. Tu dove vai ora? Simona Marani https://www.marieclaire.com/it/attualita/news-appuntamenti/a33595639/foto-di-viaggi-belli/
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L'OEIL DE LA PHOTOGRAPHIE
C’est un lieu où le temps s’estompe. Un lieu où les contours physiques de la matière s’effacent. Ici la photographie retrouve la délicatesse des pictorialistes du 19ème siècle. Dans sa proposition Stéphane Mahé ouvre une fenêtre sur un ailleurs impalpable et nous invite a faire un pas de côté, en quête d’une réalité seconde. Quelque part au bord du monde. Le lieu, le temps importe peu… ici celui qui regarde interprète, invente, raconte son histoire, ses histoires. Somewhere est une séquence d’images qui s’articulent comme une respiration fébrile dans laquelle chaque photo est en revanche autonome et offre au regard la possibilité d‘un commencement. Somewhere c’est bien sûr quelque part ; quelque part entre hier et demain, quelque part entre le coin de la rue, le bout du champ ; un endroit si familier et pourtant, à un détail près, si différent qu’on a envie de venir doucement s’y perdre. Stéphane Mahé : Somewhere 1er août – 12 septembre 2020 La chambre claire Galerie 3 rue Voltaire Douarnenez (29100) https://www.lachambreclairegalerie.fr/ Douarnenez Six photographes exposent à La Chambre claire Le télégramme - Publié le 28 mai 2020 à 12h21 Martine Chapin et Alain Eudot préparent une nouvelle exposition, à la galerie La Chambre claire.
À la Croix, face au Bolomig, la galerie La Chambre claire accueillera une nouvelle exposition à partir de mardi. La présentation des clichés de Julie Aybes, programmée à Pâques, avait dû être reportée en raison de la crise sanitaire. Martine Chapin et Alain Eudot, les propriétaires, veulent rattraper le temps perdu en présentant les œuvres photographiques de six artistes, rien que ça. « Pour le dynamisme de la ville, de la galerie et surtout pour les artistes durement touchés par la crise, il était important de rouvrir nos portes », argumente Alain Eudot, lui aussi photographe. Julie Aybes, l’artiste des monts d’Arrée, présentera plusieurs de ses réalisations en numérique et en argentique. Les œuvres sensibles et poétiques de Christine Lefebvre sont arrivées de Bruxelles, prêtes à être accrochées. « À travers les photos, on retrouve les sensibilités des artistes, leur rapport au monde, au-delà de l’esthétique », décrypte Martine Chapin. Deux artistes douarnenistesLe Savoyard Christian Poncet présentera, lui, des clichés réalisés en sténopé. Cette technique consiste à utiliser une boîte photographique avec un trou pour capter la lumière et créer l’image. Sara Imloul, la Parisienne de l’exposition, utilise la technique du calotype. Ce procédé permet de tirer des images directement par contact grâce à un négatif papier. Enfin, les Douarnenistes pourront retrouver les clichés de deux artistes penn-sardin, Fanny Penin et Alain Eudot. PratiqueExposition présentée du 2 juin au 18 juillet. Ouverture de la galerie du mardi au samedi, de 10 h à 13 h et de 15 h à 19 h, 3, rue Voltaire. |